martedì 11 novembre 2008

UN MONDO SENZA STELLE

Non sono mai più belle di altre le stelle,
non più di alcune lucciole,
non più delle lanterne;
e non respirano mai da sole le stelle,
ma solo grazie a chi le crede belle.

Gente infingarda, senza i coglioni, che non sa dir no, mi fai schifo, muori!
che non sa pagar scotto di restare sola,
fuori dal coro di applausi ebeti, stolti, pavidi... ed unitamente soli!

Non ci vuol nulla a divenire stella,
non idea propria, non volontà, non guerra
si diventa stelle perché si è ciechi e storpi,
ma giammai occhi né mani hanno avuto le stelle;
si diventa stelle perché si vive in borgata, ma le stelle hanno la casa in cielo!

E si diventa stelle perché si è belli e basta
e il midollo resta aria guasta;
ci si ritrova stelle perché si ha l'anima rossa o nera la pelle...
ma candide sono sempre state le stelle, da che sono nate!

Che disuguaglia dieci da mille, quando miliardi sono le stelle,
quando non una di loro pur di restar tale, disuguaglianza saprà mai predicare
ma un branco di pravi, di lerci e di vinti un giorno dice
guardate, quella è una stella e noi siamo tanti, nessuno discuta o farà la fine di martiri e santi.

Coniugi violati, letti sfatti, agitate le immonde lingue a titillare di retro di caporali e magnati...
e non più cielo possiam guardare, senza che vi sian loro, queste puttane ma...
quando i mediocri avran capito che vale, più un plauso d'avorio che cento al letame...
allor uscirem a riveder le stelle!

sabato 8 novembre 2008

Corpo estraneo,luce ammorbante

silenzio mistico di mille pensieri

freccia che percorre veloce il vuoto

e abbatte il cuore pulsante

dell’ultimo messaggero celeste.



Arazzi d’oro,d’argento e seta

la ricchezza di un mondo lontano

dov’io e tutti possiamo accedere

solo provando a abbattere il cuore pulsante

del silenzio caldo e divino.



Aria eterea e calda

purifica il cuore delle giovani menti

libera il cammino sulla nuvola d’oro

allontana i nemici della bellezza

e della virtù terrena, avversari.



Innalzo il Santo Graal

ribollente del fluido mestruale

del caldo sapore della meretrice di Babilonia

ribollente delle lacrime della mia Donna Scarlatta

persa nel vuoto dei pensieri.



La lancia di Longinus non tornerà

sprofondata nel cuore pulsante

dell’ultimo messaggero sacrificale

in uno sfolgorio di luce

in un abbaglio di nero malinconico.



Trovai l’oro e l’argento quando la lacrima cadde forte dal cielo

incrociò nel mio cammino buio

e come un fantasma etereo nella nebbia

riconobbi la doppia faccia del peccato e della passione

del caldo di un abbraccio e del tremore di un bacio.